Terra rossa e paesaggio: il laghetto nella cava di Bauxite

Nell'immaginario di tutti il Salento appare come una terra di spiagge bianche lambite da acque limpide e cristalline.

Eppure nei meandri di questa assolata terra alle estremità della Puglia si cela un luogo molto lontano dagli stereotipi, tanto da ricordare lande marziane o più semplicemente il Grand Canyon negli Stati Uniti d'America. Si tratta della straordinaria Cava di Bauxite di Otranto.

La Cava di Bauxite

Il Faro di Punta Palascia è uno dei cinque protetti dalla Commissione Europea: risale al 1867 e costituisce il punto più orientale d'Italia. Nell'entroterra, tra Capo d'Otranto, dove sorge appunto il faro, e l'omonima cittadina di Otranto, si trova Monte Sant'Angelo, nei pressi del quale sorge una cava di un rosso abbagliante, al centro della quale si trova un laghetto. Le sue acque sono dello stesso colore dello smeraldo, che risalta dall’accostamento con le rocce purpuree che lo circondano.

L'aspetto di questo luogo è legato alla presenza di bauxite nelle rocce, minerale dal quale si ricava, previa lavorazione, l'alluminio. Il giacimento è stato rinvenuto per la prima volta nel 1940 e fu utilizzato ininterrottamente fino al 1976, divenendo per questo lasso di tempo una importante fonte di sostentamento per la popolazione.

La presenza di quello che a molti sembra un laghetto è opera di Madre Natura: il territorio circostante è sostanzialmente carsico e ricco di falde acquifere sotterranee che, infiltrandosi, hanno dato vita a questo laghetto. Le sue acque, non balneabili, hanno assunto quel magico colore verde a causa dei residui di bauxite presenti nella cava.

La visione del luogo è davvero straordinaria, tra il laghetto smeraldo, le rocce rosse punteggiate di vegetazione ed il cielo azzurro.

La leggenda di Asmodeide

Attorno alla Cava di Bauxite è sorta una triste leggenda riguardante Asmodeide, fanciulla dalla pelle bianca e i capelli rossi come il fuoco. Lei aveva un dono: la notte sognava ciò che sarebbe successo il giorno seguente ed era convinta di dover assecondare le premonizioni altrimenti avrebbe peggiorato le cose.

Asmodeide era fidanzata con il Teofante e il giorno del suo quindicesimo compleanno, come aveva sognato la notte prima, i due innamorati fissarono la data del matrimonio.

Asmodeide era felice, ma nello stesso tempo oppressa dall'impegno coniugale: si recò, com'era sua abitudine, presso la cava per ritrovare la pace. Era sera e all'improvviso la giovane scorse sul sentiero un vecchio: era il Destino, che le intimava di non sposare Teofante in quanto lei doveva essere sua.

Asmodeide, però, decise di sposare Teofante, nonostante la sera prima avesse sognato la morte dello sposo sul letto di nozze sotto il tetto crollato. La giovane decise di salvare la vita all'amato e, appena il tettò scricchiolò, scaraventò fuori dal letto Teofante.

Il giovane però accorse al capezzale della moglie e, inciampando, fu trafitto a morte da una trave.

Asmodeide disperata raggiunse la cava. Qui il vecchio la tentò ancora, proponendole di diventare la sua sposa, altrimenti sarebbe stata colpita da un maleficio: dalla sua bocca sarebbero sgorgate non parole, ma acqua. La ragazza rifiutò e si getto nella cava, che così si riempì di acqua, scura come il dolore di Asmodeide.